Senape. — Ho parlato lungamente della senape nell'Almanacco d'Epicuro, e per non fare e rifare dei mondeghili colla stessa carne, vi rimando a quel lunario, che è di dieci anni or sono (1872). Pur troppo l'igiene degli alimenti nervosi ha fatto dopo quell'epoca pochi progressi ed io non posso che regalarvi due versi della Scuola Salernitana, che riguardano la senape, i suoi vizii e le sue virtù:
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regalarvi due versi della Scuola Salernitana, che riguardano la senape, i suoi vizii e le sue virtù:
«Non abbiamo bisogno di avvertire che non si deve dare questo piatto che nel primo servizio. Nulla è così grossamente borghese e così Chaussée d'Autin quanto di dare od anche soltanto di far vedere un dindio ai tartufi come piatto di arrosto! Non si capisce come l'autore della Physiologie du goût abbia potuto ingannarsi sopra un simile argomento. Per parte di Brillat-Savarin è l'effetto d'una singolare leggerezza o d'una prodigiosa illusione. La stima che egli si era meritato per altri rapporti e il pregio delle sue opere ne hanno molto sofferto.»
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stima che egli si era meritato per altri rapporti e il pregio delle sue opere ne hanno molto sofferto.»
Uva. — Frutto allegro, frutto dolce, frutto bello, frutto galantuomo, che è degno in tutto di essere il padre o la madre di quel santo liquore che è il vino. I forti generano i forti, disse un antico e prima di lui lo aveva proclamato ai quattro venti mamma natura. Così l'uva che è dolce senz'essere nauseante, che è saporita senz'essere stomachevole, che rinfresca e nutrisce, che dà alle nostre labbra tanti baci, quanti sono i molti acini dei suoi ricchi grappoli, e al palato tanti sapori, quante sono le mille varietà della vite, genera dalle sue viscere quel divino liquore che ebbe un Dio nell'Olimpo greco, ma che avrà un culto dagli uomini, finchè una zolla del nostro pianeta sarà calpestata da piede di creatura intelligente.
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suoi ricchi grappoli, e al palato tanti sapori, quante sono le mille varietà della vite, genera dalle sue viscere quel divino liquore che ebbe un Dio
Vannello. — In Francia la rima più che la verità ha creato questo proverbio: N'a pas mangé un bon morceau qui n'a mangé ni becasse ni vanneau, ma la beccaccia è disonorata da questo umiliante confronto. Il vannello dà una carne sapida, di pocopr egio, ma alquanto tigliosa: le sue uova invece sono davvero squisitissime e sono superiori a quelle di tutti i nostri uccelli domestici.
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beccaccia è disonorata da questo umiliante confronto. Il vannello dà una carne sapida, di pocopr egio, ma alquanto tigliosa: le sue uova invece sono
Agone. — Pesce comunissimo dei nostri laghi, che è sano e saporitissimo, quando sia fresco e ben cucinato. Deve proibirsi ai fanciulli per la ricchezza straordinaria delle sue spine sottilissime. Salato o marinato deve riservarsi ai ventricoli robusti.
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ricchezza straordinaria delle sue spine sottilissime. Salato o marinato deve riservarsi ai ventricoli robusti.
Queste due vetture furono costruite nelle officine della Società Veneta a Vicenza, espressamente come modello per il Treno- ospedale, non avendo la Società presentemente alcun b sogno di nuove carrozze per l'esercizio delle sue linee.
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Società presentemente alcun b sogno di nuove carrozze per l'esercizio delle sue linee.
Anche un polverizzatore, che è fatto specialmente per le operazioni chirurgiche, può essere adoperato per respirare l'acqua di mare polverizzata, l'acqua di catrame, od altre sostanze medicamentose. Per le sue proporzioni sta frai grandi polverizzatori degli stabilimonti termali e i piccoli strumenti di tasca e può quindi utilmente essere adoperato in tutti i casi, nei quali conviene una cura energica e continuata; eppure l'ammalato non può muovorsi dalla propria casa.
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'acqua di catrame, od altre sostanze medicamentose. Per le sue proporzioni sta frai grandi polverizzatori degli stabilimonti termali e i piccoli
Le amacche dell'Aducci si sono sempre andate perfezionando. Egli ci dà dei veri letti tascabili nelle sue amacche che pesano 160 grammi e che resistono ad un peso di oltre 200 chilogrammi. Egli fabbrica anche per gli Ufficiali del nostro esercito sciarpe-amacche, che non costano che 25 o 30 lire e che possono servire in una volta sola come sciarpe d'ordinanza e come letti pensili.
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Le amacche dell'Aducci si sono sempre andate perfezionando. Egli ci dà dei veri letti tascabili nelle sue amacche che pesano 160 grammi e che
Borragine. — Erba indigena dell'Italia, che offre alla insalata i suoi bei fiori azzurri e alla cucina le sue foglie pelose e succolenti, che ravvolte di pastina e fritte ponno far credere agli avari e agli stangati di dare agli ospiti un piatto saporito.
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Borragine. — Erba indigena dell'Italia, che offre alla insalata i suoi bei fiori azzurri e alla cucina le sue foglie pelose e succolenti, che
Il cacio fresco è quasi inodoro, il cacio vecchio e grasso può essere fetido come.... le cose più fetide di questo mondo e può essere tutto un museo di funghi, di infusorii, di acari, ecc., ecc. Quanto alla digeribilità dei formaggi, essa dipende dal ventricolo che deve digerirlo. Vi è Tizio, che senza un pezzetto di stracchino ben fetido non può digerire il suo pranzo e vi sono io, che avrei il chòlera morbus, se assaggiassi il Rochefort o altro formaggio molto ammoniacale. Un piccolo pezzetto di lodigiano vecchio, che fila e geme le sue lagrime profumate sull'instabilità delle cose umane, è un ottimo digestivo per quasi tutti i ventricoli del mondo.
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altro formaggio molto ammoniacale. Un piccolo pezzetto di lodigiano vecchio, che fila e geme le sue lagrime profumate sull'instabilità delle cose umane, è
Frumento.—Principe dei cereali, che quando ondeggia colle sue bionde spighe in un campo, sembra benedirlo e promettere all'uomo l'abbondanza e la felicità. Hanno ragione i contadini di chiamar peccato il gettar via il frumento e ha ragione la bellissima lingua toscana di chiamare grano il frumento, quasi solo avesse diritto di chiamarsi così (Vedi Farina, Pane.)
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Frumento.—Principe dei cereali, che quando ondeggia colle sue bionde spighe in un campo, sembra benedirlo e promettere all'uomo l'abbondanza e la
Mais o granturco. — Questo cereale, per quanto ci sorrida dalle sue pannocchie d'oro, chiude nel suo battesimo europeo una bugia e nelle sue viscere il peccato originale di dar la pellagra a tanti poveri contadini, che lo mangiano mal maturo e ammuffito. Il mais non è punto turco, ma americano e dall'America ce l'ha proprio portato lo stesso Colombo nel 1493. Pare che mais derivi dalla parola haitiana mahiz. Gli Indiani Susquehama hanno sul mais una tradizione poetica e mitologica. «Una volta i nostri padri non avevano per cibarsi che la carne degli animali e quando la caccia non era fortunata, erano in pericolo di morir di fame. Ora avvenne un giorno che due giovani cacciatori, avendo ucciso un cervo, accendessero un fuoco per farlo arrostire. Mentre essi erano intenti a saziare la loro fame, videro scendere dalle nubi una donna bella e giovane e posarsi sopra un colle. Quei giovani dissero: Ecco uno spirito, che fu invitato dal buon odore del nostro arrosto, offriamone ad esso un pochino. E apprestarono alla bella fanciulla la lingua, che è nel cervo la parte migliore di tutto il corpo. La donna ne mangiò, e trovatala di suo gusto, disse: La vostra bontà sarà premiata; ritornate in questo luogo fra 13 mesi e vi troverete cosa che darà nutrimento a voi e ai vostri figli per tutte le future generazioni. Così fecero, e ritornati trovarono piante, che prima d'allora non avevano mai avute nel loro paese. Dove la divina fanciulla aveva toccato la terra colla mano destra erano cresciute piante di mais; dove essa aveva toccato il suolo colla mano sinistra, trovarono fagiuoli bianchi, e dove essa si era seduta, era cresciuta la pianta del tabacco.»
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Mais o granturco. — Questo cereale, per quanto ci sorrida dalle sue pannocchie d'oro, chiude nel suo battesimo europeo una bugia e nelle sue viscere
Mandioca. — Pianta esotica, che nelle sue radici offre un alimento associato ad un veleno acre. Vi sono però mandioche dolci e non velenose. In ogni modo la lavatura e la cottura separano l'amido dal veleno. In Europa non si mangia che l'amido di mandioca o tapioca, che ha la stessa virtù delle altre fecoli nostrali, ma che ha il vantaggio di costare assai più.
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Mandioca. — Pianta esotica, che nelle sue radici offre un alimento associato ad un veleno acre. Vi sono però mandioche dolci e non velenose. In ogni
Noce. — Bell'albero della Persia che dà alle nostre case un legno eccellente, ai nostri scrofolosi un decotto salubre colle sue foglie, a tutti un frutto saporito e nutriente. Mangiatela fresca e spogliata della sua pellicola, e se volete rinfrescare le noci secche, mettetele a macerare nel latte tiepido e lasciatevele raffreddare. L'albero del noce in latino si chiama juglans o glans Jovis, ghiande di Giove, e il poeta romano Bassus ci spiega la singolare etimologia:
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Noce. — Bell'albero della Persia che dà alle nostre case un legno eccellente, ai nostri scrofolosi un decotto salubre colle sue foglie, a tutti un
Ostrica. — Se Esopo e Socrate non ci avessero insegnato da secoli che il brutto può accordarsi col buono, le ostriche sarebbero lì ogni giorno per provarci, che la conchiglia più orrida, più volgare, che sembra piuttosto una scheggia di roccia che un animale, può nascondere in sè il più ghiotto boccone di questo mondo e che questo boccone può esser divino anche con un aspetto schifoso e quasi ributtante. Gli antichi nostri padri dell'epoca della pietra divoravano con voluttà migliaia di ostriche, spesso loro cibo principale, ed oggi anche un imperatore che invita alla propria mensa una pleiade di prìncipi e di re, non trova altro di meglio da offrir loro come antipasto che una dozzina di ostriche. È uno dei mille casi, nei quali l'arte si ritira confusa e piena di rossore dinanzi all'onnipotente natura. Nessun cuoco del mondo ha potuto o saputo coi suoi multiformi intingoli e colle sue proteiformi salse produrre niente di meglio di un'ostrica. L'ostrica, che non ha bisogno nè di sale, nè di fuoco, nè di accompagnamento qualunque di artificiosi intingoli per essere saporosa, leggera, voluttuosa, solleticante, appetitosa e che nel saziar l'appetito risveglia sempre un appetito nuovo; che non ha bisogno di esser masticata, ma che può essere sorbita dalla lingua d'una donna amata, come faceva l'epicureo Casanova; che la natura ci offrì perfino col suo piattino perlaceo e sempre pulito di dentro come una scodellina di porcellana. L'ostrica, che può esser mangiata al più luculliano e sardanapalesco convito dal più gargantuano dei ventricoli, come pub essere sorbita e digerita dalle labbra d'un moribondo; cibo pei sani, pei malati e pei convalescenti, cibo che sembra aver involato al mare il più salso dei suoi aromi, e le più voluttuose e celate sue virtù. Un cuoco-poeta cantò le ostriche in questi versi, che sono però meno buoni di esse:
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ritira confusa e piena di rossore dinanzi all'onnipotente natura. Nessun cuoco del mondo ha potuto o saputo coi suoi multiformi intingoli e colle sue
Prosciutto. — Si prepara colla carne del porco, e più raramente con quelle del cignale o dell'orso. È uno dei preparati più salubri della carne del porco e son celebri i prosciutti di York, di Baiona, di Magonza, e di Vestfalia. Questi ultimi sono immersi per alcune ore in acquavite dove si mettono a macerare alcune bacche di ginepro e si espongono poi al fumo di legno di ginepro. Quando vogliate far provvista d'un prosciutto intiero o di più prosciutti, sarà sempre bene farli visitare col microscopio, perchè potrebbero contenere cislicerchi o trichine. Sono anche aggrediti da una piccola mosca nera, che si introduce fra l'osso e la carne e vi depone le sue uova.
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mosca nera, che si introduce fra l'osso e la carne e vi depone le sue uova.
Ramolaccio, (radice dei Toscani). — Radice alimentare originaria della China e che coltivata fra noi ha dato luogo a infinite varietà. Le radici, come si chiamano in Toscana, sono per molti indigeste e sviluppano flatulenze fetide o producono rinvii acri. Talvolta si riesce a vincere coll'abitudine questa idiosincrasia, ma in caso diverso non si deve ostinarsi nell'uso di un alimento, che del resto è piuttosto una leccornia del palato che un vero e proprio alimento. Sono da preferirsi le radici piccole e giovani, perchè più tenere, meno acri e quindi meno indigeste. Se avete una speciale simpatia per le radici, siatene fieri, perchè avete un gusto comune con Carlo Magno, il quale raccomandava sempre ai fattori delle sue campagne di coltivare le radici.
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simpatia per le radici, siatene fieri, perchè avete un gusto comune con Carlo Magno, il quale raccomandava sempre ai fattori delle sue campagne di